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al testo di Salvatore Armando Santoro
Luomo dalla barba incolta
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Giudeo fu il nome, nulla di divino lui pensava solo una testimonianza difficile, impossibile portava: l’amore. Divise gli stracci e setacciò nell’infinito del cuore le parole che la liturgia avrebbe ingolfato di fronzoli e paramenti burleschi. Occhi di fuoco lampeggiavano nel buio delle coscienze. Lui portò la luce del perdono. Seminò parole che dopo due millenni non hanno ancora dato frutto. Parole difficili in un mondo oltraggiato dalla guerra: fratello chiamò il negro e il giallo, prossimo chi viaggiava a piedi scalzi sulle dune dei deserti. - Prossimo? -si chiese il ricco e rise di gusto. - Prossimo? –si chiese il povero ma non aveva nulla da donare o regalare. E il miscredente partì lasciando i suoi pochi beni si mischiò in mezzo alle folle dei diseredati e lo trovò il prossimo. Ma che scelta difficile! E fu il solo. Santoro Salvatore Armando (Boccheggiano 25/01/2007 1.21) Nel dipinto di Caravaggio: Il bacio di Giuda a Gesù.
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Franca Colozzo
- 28/04/2018 18:52:00
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Caro Salvatore, vorrei tanto commentare questa tua profonda poesia, ma con la piccola peste vicino a me (la mia nipotina) tutto diventa difficile. Condivido lanalisi di Antonio, che mi trova perfettamente daccordo, soprattutto dopo le mie recenti letture (Mauro Biglino). Credo che Gesù fosse semplicemente un rivoluzionario, un ribelle, contrario al potere romano, e che proprio S. Paolo sia stato il fautore di quella metamorfosi edulcorata, che è stata poi allorigine della nostra religione. Lunica certezza che ho, al di là della sua controversa figura, rielaborata ad hoc, è che la religione serve a controllare le masse. Noi siamo pedine manipolate e la verità non la sapremo mai. Solo la speranza, riposta nella fede, potrà salvarci. Ammiro chi la possiede, io nutro solo la certezza del dubbio. Buon fine settimana e buona serata.
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Salvatore Armando Santoro
- 27/04/2018 22:09:00
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AD ANTONIO TERRACCIANO - Certamente il commento meriterebbe una risposta più meditata, ma non pensavo che la mia poesia suscitasse alcune considerazioni addirittura di ordine psicologico, anche se le osservazioni fatte offrono spunti per una analisi, anche storica e sociale, che per chi approfondisce certi scritti è quasi dobbligo. Su San Paolo non avevo mai avuto occasione di leggere molto se non alcune lettere ai Corinzi che ai mei tempi ci imponevano a scuola e di cui ho perso anche la memoria. Ma sicuramente San Paolo guerriero ci starebbe tutto nella descrizione da te fatta. Insomma una sorta d ipocrita moderno che cavalca la tigre al momento giusto per fare i propri affari. E tenendo conto che ogni santo, prima di essere tale, è anche un uomo lanalisi ci può stare tutta. Un caro saluto Armando
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Antonio Terracciano
- 27/04/2018 16:01:00
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Anchio (come Santoro) sono un agnostico (o voltairiano, come preferisco dire) , ma la mia valutazione sulla figura (storica) del Cristo è un po diversa. Credo che, se avesse operato ai suoi tempi, il come lui ebreo Sigmund Freud lo avrebbe preso in cura, perché, ad esempio, dire "Io sono colui che è" sarebbe stato considerato indice di un evidente disturbo mentale... Ledulcorata figura di Gesù (che ai suoi tempi, probabilmente, era visto dai suoi connazionali né più né meno come "lagente del caos" , per citare il titolo dellultimo, interessantissimo romanzo di Giancarlo De Cataldo), poi, è stata un merito (dal suo punto di vista) del furbo San Paolo (Saul), che capì che quello sarebbe stato un comodo mezzo per prendersi una rivincita sugli odiati Romani, facendo leva sulle vaste folle dei poveri (materialmente e culturalmente) dellImpero... LImpero romano era ormai, è vero, in decadenza, ma ladozione di qualche culto dellEstremo Oriente maggiormente consolidato (il buddhismo, o il confucianesimo) avrebbe reso assai meno truce e sanguinoso il futuro prossimo dellEuropa...
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Salvatore Armando Santoro
- 27/04/2018 12:07:00
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A Giulia Bellucci - Pensando che questo testo labbia scritto un agnostico ti sarà più chiaro il messaggio che la poesia sottende. Ed è solo lagnostico che si unisce a colui che la pace stava predicando nel mondo e che aveva capito cosa volesse significare la parola prossimo. Ma non è facile fare capire queste cose anche perché il tutto dovrebbe essere anticipato da una forte ed incisiva azione culturale che renda i popoli capaci di far decidere i governi in maniera equa e solidale. Ma sappiamo che così non è perché legoismo umano è troppo forte e per il benessere individuale si fanno la guerre infischiandosene di tutti i miei discorsi sociali. Ma i semi piantati spesso sbocciano e danno frutti. E non bisogna mai stancarsi di seminare. Grazie ed un abbraccio.
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Giulia Bellucci
- 27/04/2018 08:48:00
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Ahimè, e’ un tema davvero quello da te trattato, Salvatore. La pace nel mondo, fra razze diverse, è e sarà una conquista molto difficile che non si raggiungerà con facilità. Oserei dire che è una chimera. È una lotta continua dalla notte dei tempi e non è solo una questione che riguarda le diverse razze. Guardiamo in casa nostra cosa accade. Quanto odio si semina che dà i suoi velenosi frutti quotidianamente. Siamo e saremo sempre l’uno contro l’altro armati, e le motivazioni? svariate. Se il giudeo, cui tu ti riferisci, è proprio Gesù, lui pensava al divino, eccome. Aveva però rivoluzionato la legge del Vecchio Testamento. Lui introdusse il concetto di perdono che era davvero da eretici secondo i vecchi sacerdoti. I farisei esistono ancora oggi, basta dire a come ogni parola detta dallo stesso pontefice viene tacciata di eretismo da alcuni...ma la natura umana è così: tutti giudici supremi degli altri, mai di se stessi. Questo è il problema. È vero, sono passati due millenni da allora, da quando furono seminate quelle parole e ancora non ci sono i frutti, perché ognuno che nasce riparte da zero, con il peso dei retaggi culturali sulle spalle che gli vengono inculcati strada facendo. Ovviamente le eccezioni esistono, perché a fare del bene, a sacrificarsi per il prossimo sono tanti, ma davvero tanti! E inoltre il ricco, il potente pensa di poterlo essere per sempre, per questo non riesce a privarsi dei propri averi. Ma ‘la morte è una livella’ e questa è la cosa di cui prendere coscienza e capire che alla fine nell’aldilà ci torneremo tutti nudi così come eravamo quando siamo arrivati a questo mondo. Un saluto affettuoso e una buona giornata.
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Giulia Bellucci
- 27/04/2018 08:48:00
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Chiedo scusa Tema dolente
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